“CON I SOLDI DEGLI ALTRI”
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La crisi economica che ha investito i Paesi del cosiddetto “capitalismo avanzato” affonda gran parte delle sue radici nel sistema di finanza globalizzata senza regole autoalimentatosi nell’ultimo ventennio. Il volume di Gallino è di grande attualità perché accende i riflettori proprio su questo aspetto del problema, tutt’altro che risolto. Attingendo a un numero cospicuo di fonti statistiche e rapporti settoriali, esso delinea in maniera comprensibile anche per i non addetti ai lavori il processo di finanziarizzazione dell’economia mondiale, la gestione dissennata del risparmio di milioni di persone, la concentrazione in poche mani di masse enormi di capitali da cui dipende la vita stessa (talvolta la sopravvivenza) di numerose imprese dell’economia reale. Banche, fondi pensione, fondi d’investimento e assicurazioni sono i protagonisti di un’indagine sociologica impietosa che svela come si è arrivati al punto in cui siamo, rovesciando la tesi secondo cui Peter F. Drucker, negli anni 70, intravedeva nel possesso da parte dei fondi pensione del controllo azionario delle principali corporation industriali U.S.A. – ovvero nel «capitalismo fiduciario» – una possibile realizzazione postuma dei principi del socialismo. Il capitalismo per procura come si è via via configurato, in realtà, ha alimentato le diseguaglianze di censo (la questione dei tetti da fissare ai compensi “monstre” di manager, banchieri e finanzieri che suscitò grandi dibattiti all’indomani della crisi Lehman Brothers resta aperta). La massa enorme di risparmio gestita dagli investitori istituzionali (circa 53 trilioni di dollari, solo contando la parte in chiaro, in base a stime del 2007), con il proliferare di prodotti finanziari altamente opachi, risulta spesso fuori controllo. La spericolata creazione di denaro attraverso il debito ha accresciuto l’incertezza sociale e reso vulnerabile il sistema. Da tutto ciò deriva, secondo Gallino, l’urgente necessità di fissare regole più stringenti, da parte degli Stati e degli organismi di regolazione e controllo, per recuperare una finanza “buona”, che torni al suo antico ruolo di ancella – non più padrona – al servizio dell’economia.
IL MANIFESTO DI “obiettivocomune”
Abbiamo un obiettivocomune: riprenderci la politica. Abbiamo un obiettivocomune: rimettere al centro dell’impegno politico le competenze, lo studio attento delle questioni, la valorizzazione del pensiero e delle esperienze. Abbiamo un obiettivocomune: restituire passione alla politica. Abbiamo l’obiettivo di ritrovare uno spazio comune. La città, che è il luogo di lavoro, produzione, consumo, ineguaglianze, disagio, inefficienze. La città, che può essere luogo di sviluppo, integrazione, aggregazione. Abbiamo l’obiettivo puntato sui Comuni, sulla vita delle istituzioni cittadine, sui centri di potere. Il monitoraggio attento delle decisioni pubbliche e delle pratiche di governo locale sarà il nostro strumento per immaginare e definire una nuova politica nazionale e generale.