IL RAPPORTO SUL MERCATO DEL LAVORO 2009-2010
di LUCA LO BIANCO
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Difficile rappresentare appieno il contenuto del Rapporto sul mercato del lavoro a Roma 2009-2010, curato da Clementina Villani che si è avvalsa per la redazione di Emiliano Rustichelli e pubblicato dall’Ufficio di Statistica del Comune di Roma. Il titolo stesso non testimonia in modo adeguato riguardo il reale contenuto del volume. Infatti, lo studio, giunto alla terza edizione, propone una riflessione complessiva sugli scenari dell’economia romana affrontata dal punto di vista del lavoro nelle sue molteplici dimensioni ed effetti. Significativamente, infatti, un capitolo è dedicato all’esame della distribuzione del reddito. Un’analisi in cui, oltre a registrare le crescenti diseguaglianze tra i redditi appartenenti alle fasce più alte e quelli inseriti in quelle più basse, si offre un interessante contributo riguardo la discriminazione distributiva, che vede un divario sensibile tra retribuzioni maschile e femminili, seppur meno accentuato della media nazionale. Un dato che risente del peso positivo dei dipendenti pubblici.
L’analisi parte da una ricognizione degli effetti della crisi dalla quale si rileva una caduta della domanda di lavoro dentro la quale si segnala, però, la crescita dell’occupazione femminile (+0,7) e, soprattutto, una dinamica positiva dell’occupazione immigrata, vero freno al crollo occupazionale. Complessivamente, comunque, il tasso di disoccupazione cresce del 1,1% con 150 mila disoccupati in più, toccando il 8,1% (10,3% tra le donne) e salgono contestualmente di un punto e mezzo le famiglie nelle quali non vi sono persone occupate, raggiungendo il 34,6%. Nella parte restante vi è un 8% di famiglie che ha almeno un disoccupato e uno 0,5% con più di uno. Uno scenario critico sul quale grava ulteriormente il peso della crescita del ricorso alla cassa integrazione: quella ordinaria raddoppia tra il 2009 e il 2010 dopo essere cresciuta nel biennio precedente dell’84%, mente cala il ricorso a quella straordinaria (cresciuta del 617% tra il 2008 e il 2009) ed esplode quella in deroga con + 462% che segue il 456% del biennio antecedente. Come prevedibile, inoltre, la percentuale di contratti non standard per le nuove assunzioni tocca il 49,6%. Molti di questi contratti sono a tempo determinato o part time come è avvenuto nel settore delle costruzioni, l’unico a segnalare una dinamica occupazionale positiva nel biennio 2007 2009, grazie a metropolitane, mondiali di nuoto e nuovi insediamenti. Dati più contenuti, ma comunque positivi (+ 4500), anche per ristorazione e recettività, mentre contrazioni significative riguardano trasporti e comunicazioni e istruzione e sanità. In entrambi i casi si perdono più di 13 mila posti di lavoro.
Non manca una compiuta analisi della presenza del lavoro immigrato sia in termini strettamente occupazionali sia sotto il profilo imprenditoriale. Un aspetto rilevante se si tiene conto del fatto che gli imprenditori immigrati nella provincia di Roma hanno toccato la cifra di 53258 di cui 37006 extracomunitari con una crescita complessiva sul 2008 del 6%. Oltre 17 mila operano nel commercio e nelle riparazioni, mentre le costruzioni ne vedono protagonisti oltre 9 mila e i servizi altri 8 mila. In molti casi, si tratta di ditte individuali, ma non mancano anche imprese un po’ più strutturate. Molto interessante anche la dinamica occupazionale della popolazione immigrata. Come prevedibile, a prescindere dal titolo di studio posseduto, la maggioranza degli occupati stranieri (circa il 77%) svolge mansioni a bassa qualificazione, accompagnati però da un significativo 14,5% impegnato in professioni qualificate nei servizi, fino al 2,7% di alte specializzazioni. Anche la popolazione immigrata avverte e non poco gli effetti della crisi: quasi 25 mila cittadini stranieri residenti sono in cerca di lavoro. Circa 7500 i più dell’anno precedente (+42,7%).
Completa il quadro offerto dal Rapporto un esame delle attività dei servizi per l’impiego presenti a Roma, utile a comprendere anche la dinamica della disoccupazione attiva e un capitolo è dedicato al tema degli incidenti sul lavoro e le malattie professionali nella Capitale. Capitolo particolarmente interessante poichè non si limita registrare numeri, ma indaga sulle relazioni tra dinamiche del mercato del lavoro e infortuni, centrando l’attenzione sia sui settori e gli ambiti lavorativi particolarmente a rischio, sia sulla relazione che intercorre tra incidenza di infortuni e tipologie contrattuali ed infine la relazione con i soggetti, analizzando il tema utilizzando la lente di genere e quella di origine (immigrati e non).
Infine, occorre richiamare l’attenzione sul capitolo dedicato agli esiti occupazionali dei laureati (integrato dal focus su la riforma della didattica universitaria, così come il capitolo precedente lo era da quello sulle attività di contrasto al lavoro irregolare e l’ultimo sui redditi delle famiglie monoreddito). Anche in questo caso, siamo di fronte ad una analisi ricca e articolata che prende in esame una molteplicità di elementi, passando da aspetti strettamente occupazionali, alle richieste delle imprese per terminare con il confronto tra aspettative lavorative e percorso di studio, cercando di rilevare il grado di soddisfazione. Uno degli esiti dell’analisi quando affronta il profilo dei laureati consiste nella registrazione della scarsa mobilità sociale che si registra anche nella Capitale; un discorso che meriterebbe ulteriori approfondimenti, magari estesi agli strumenti più idonei per garantire uguali opportunità e rimozione di disuguaglianze, come indicato nella nostra Costituzione.
Complessivamente, quindi, un lavoro di pregio che ci si aspettava di vedere adeguatamente valorizzato dall’Amministrazione Capitolina, peraltro impegnata nella predisposizione di un piano strategico che avrebbe bisogno di una lettura condivisa delle dinamiche socio economiche della città. In modo tale da dare corso a un progettualità orientata da scelte strategiche e dalla conseguente definizione di priorità. Di certo, chi si interroga sul futuro della città, sul possibile miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di chi la abita, troverà nella lettura del Rapporto più di un motivo di riflessione.
IL MANIFESTO DI “obiettivocomune”
Abbiamo un obiettivocomune: riprenderci la politica. Abbiamo un obiettivocomune: rimettere al centro dell’impegno politico le competenze, lo studio attento delle questioni, la valorizzazione del pensiero e delle esperienze. Abbiamo un obiettivocomune: restituire passione alla politica. Abbiamo l’obiettivo di ritrovare uno spazio comune. La città, che è il luogo di lavoro, produzione, consumo, ineguaglianze, disagio, inefficienze. La città, che può essere luogo di sviluppo, integrazione, aggregazione. Abbiamo l’obiettivo puntato sui Comuni, sulla vita delle istituzioni cittadine, sui centri di potere. Il monitoraggio attento delle decisioni pubbliche e delle pratiche di governo locale sarà il nostro strumento per immaginare e definire una nuova politica nazionale e generale.